A Firenze e dintorni, gironzolando fra le librerie indipendenti e di quartiere – La Libreria Alzaia
Riprende il nostro itinerario tra le librerie indipendenti, punti di riferimento culturali per la città e risorse insostituibili per gli amanti della lettura. Stavolta abbiamo varcato la soglia della Libreria Alzaia, vero rifugio di quiete nel frequentatissimo Viale Don Minzoni a Firenze.
Ad accoglierci troviamo Enrico che, tra un cliente e l’altro, ha trovato il tempo di conversare un po’ con noi e soddisfare la nostra curiosità.
Ci racconti la storia di questa libreria?
L’attuale libreria è nata nel 2015, qualche tempo dopo la chiusura della precedente, Il Parterre, che aveva aperto i battenti negli anni ‘70 e che, per molti anni, ha rappresentato un punto di riferimento importante soprattutto per un certo tipo di saggistica. L’Alzaia ha preso avvio dall’idea condivisa con Giusi, la mia socia, e la Fondazione Stensen di collegare la vecchia libreria agli spazi dell’ingresso del cinema attiguo, creando un ambiente unico e realizzando anche la caffetteria, così da presentarsi alla città come un polo culturale, con un’offerta legata alla vendita dei libri e a tutto ciò che può ruotarvi intorno, al cinema e all’auditorium della Fondazione.
Sfortunatamente, per una serie di circostanze in parte legate al Covid, in parte ai lavori di ristrutturazione ancora in corso, l’area cinema e quella del bar è momentaneamente chiusa.
È prevista una riapertura della caffetteria?
Vi do uno scoop! Anche se non abbiamo ancora elementi di certezza, l’idea della proprietà del fondo, come della Fondazione, è quella di un rilancio della struttura e dell’attività attraverso una ristrutturazione importante degli spazi. Il progetto è al momento fermo per questioni burocratiche, ma la prospettiva c’è.
Tu e Giusi lavoravate già in questo settore?
Venivamo in realtà da esperienze diverse, ci siamo conosciuti intorno a questo progetto ed è stata proprio la voglia di svilupparlo, unitamente al desiderio di un cambiamento lavorativo, a farci da sprone per avviare quest’attività insieme.
Guardandoci intorno non si può fare a meno di notare, oltre ai libri, un’offerta diversificata: cartoleria, oggettistica… In particolare, buona parte dello spazio a disposizione è dedicato ai piccoli lettori. Questa scelta nasce da una vostra intenzione ben precisa o come risposta alle richieste della vostri clienti?
Una cosa di cui mi sono accorto con l’esperienza è che inevitabilmente proponi ciò che è più nelle tue corde e pensi sia migliore in termini di qualità, poi però un’attività come questa più che i titolari la fanno i clienti. Nel tempo abbiamo operato dei cambiamenti, la nostra clientela è quella del cinema, delle conferenze, e gradisce un certo tipo di saggistica e di narrativa; al tempo stesso ci siamo resi conto che la vocazione di questa libreria è quella di essere una libreria di quartiere, di qui tanta narrativa e tanta proposta per i ragazzi.
Lo spazio a loro dedicato si è sempre più allargato nel tempo, ed è diventato predominante. Peraltro quello per i bambini e i ragazzi è l’unico settore dell’editoria in crescita, in termini di vendita, a mio avviso anche per l’elevato innalzamento qualitativo dell’illustrazione nei libri per l’infanzia.
Organizzate anche iniziative per i più piccoli?
Nei primi anni tutta la parte relativa agli eventi è stato un motore della nostra attività; ad esempio, per i bambini, avevamo fatto diventare stabile l’appuntamento delle letture del giovedì pomeriggio che funzionava molto bene. La situazione attuale non ce lo consente più, ma in prospettiva la nostra idea è quella di riprendere.
Collaborate comunque con altre realtà culturali del territorio?
Un’attività di questo tipo ti mette in contatto con il tessuto culturale cittadino: nascono sinergie che sfociano nell’organizzazione di eventi anche in altri luoghi come al Conventino, a La Toraia… Con la Fondazione Stensen che, ovviamente è il nostro partner principale, abbiamo organizzato incontri importanti, non ultimo, la scorsa primavera, quello con Francesco Costa, scrittore e blogger esperto di geopolitica americana.
Inoltre allestiamo mostre del libro nelle scuole, e collaboriamo con altri colleghi ad eventi come quello delle Piazze dei Libri.
Come libreria indipendente, siete pienamente liberi nella vostra proposta di lettura; quali sono i criteri principali delle vostre scelte?
Come dicevo, c’è un’impostazione della libreria che nasce dal contesto in cui è inserita, poi però c’è anche una parte di proposta che rappresenta in qualche modo la nostra identità. La nostra offerta propone una saggistica divulgativa, non estremamente scientifica, che spazia su interessi e argomenti vari; sul versante della narrativa ci divertiamo ad andare in cerca di letture senza altro criterio se non il fatto di ritenere che meritino di essere proposte.
Ferma restando la vostra autonomia di scelta, qual è il rapporto di una libreria indipendente con le case editrici?
Con l’editore abbiamo un rapporto sia diretto, sia mediato da reti promozionali; noi andiamo a recepire le loro segnalazioni anche in base al tipo di clientela che abbiamo. Spesso i libri in uscita ci vengono presentati con largo anticipo, inoltre una cosa bella di questo mestiere è il fatto di ricevere di frequente una bozza del libro prima della sua pubblicazione e questo ci consente di fare delle letture anticipate.
Poi ci piace allargare questo “gioco” anche ai clienti più affezionati verso i quali c’è proposta ma anche scambio reciproco: se una determinata persona, di cui conosco i gusti, mi dice che quel particolare libro gli è piaciuto, posso ragionevolmente ritenere che lo stesso potrà piacere anche a clienti che amano letture simili.
Per finire, un consiglio: siamo ormai prossimi al Natale, che libri ci suggerite di mettere sotto l’albero?
Sicuramente una lettura che proporremo ancora, anche se di qualche anno fa, è La Vegetariana di Han Kang, recente vincitrice del Premio Nobel per la letteratura; poi mi viene in mente Sirene di Emilia Hart, È il secondo libro di questa scrittrice, di lei ci è piaciuta tantissimo la sua prima uscita, ma devo dire che anche questa seconda opera non ci ha deluso. Pensando agli autori italiani, due nomi che mi si affacciano alla mente sono quello di Ilaria Tuti e, per la saggistica, Aldo Cazzullo, ma potrei continuare, c’è solo l’imbarazzo della scelta!