L’arte liutaria nel 2000: a tu per tu con Luca Orati
E’ il 1951 quando Leo Fender, poco tempo dopo aver messo in produzione su scala industriale la prima chitarra elettrica “a corpo pieno”, la Broadcaster, dà il via ad una vera e propria rivoluzione. Infatti, se l’elettrificazione aveva già da tempo permesso ai chitarristi di “fare la voce grossa” tra gli strumenti delle big bands, per i contrabbassisti la vita continuava ad essere problematica: poca praticità, trasportabilità difficoltosa, ma soprattutto scarso volume! Leo Fender, con grande lungimiranza, coglie l’attimo “inventando” letteralmente una nuova creatura: il basso elettrico. Per la cronaca, si tratta del Precision Bass, tuttora in produzione.
Da allora questo strumento ha conquistato trasversalmente un posto fisso nella sezione ritmica dei diversi generi. Dal primo Precision ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti: le corde da quattro sono diventate cinque, sei, per non parlare del design e dei materiali utilizzati. Ma ciò che è rimasta immutata è la passione di chi, ancora oggi, artigianalmente, dà forma e voce a questo rivoluzionario 70enne!
Abbiamo avuto il piacere di incontrare Luca Orati, liutaio-musicista fiorentino, che ci ha aperto le porte del suo laboratorio, concedendoci una breve intervista sui segreti di questo bellissimo mestiere.
Ciao Luca, come prima domanda è inevitabile chiederti come ti sei avvicinato a questo lavoro: cosa che ti ha spinto ad iniziare a costruire strumenti musicali?
Beh, alla base di tutto c’è una grande passione per la musica. Ero ancora un ragazzo quando mio padre mi regalò la mia prima chitarra, una classica, con la quale cominciai a suonare dapprima in parrocchia, poi nelle prime bands (diffusissime nella Firenze degli anni ‘80). E mentre la mia passione cresceva, la presenza sul mercato di veri e propri gioielli come la Gibson Les Paul, mi spinse a tentarne la costruzione… visto che non me la potevo permettere! Quella fu la molla e il primo tentativo di realizzare un strumento che, come potete immaginare, non ebbe un grande successo. Poi lo studio del contrabbasso, il Conservatorio e l’analisi degli aspetti costruttivi degli strumenti classici italiani mi hanno portato a cimentarmi nei primi violini e contrabbassi.
Da quanti anni hai intrapreso questa attività e da cosa deriva, in particolare, la scelta di concentrarti prevalentemente sul basso elettrico?
Ho iniziato a costruire strumenti acustici classici nel 2006, successivamente al diploma al Conservatorio e dopo una breve permanenza in orchestra, poi abbandonata per motivi di famiglia. A dire il vero la scelta del basso elettrico è stata casuale e spontanea al tempo stesso, nel senso che, per onorare una fase della mia vita in cui avevo suonato il basso prima di intraprendere gli studi, mi sono messo a costruire un basso elettrico del tipo “Neck Through” che, con mia grande soddisfazione, ha incontrato un certo gradimento. Da lì in poi ho cominciato a ricevere ordini specifici.
Ci puoi raccontare come prende vita uno strumento, magari prendendo in considerazione proprio il basso elettrico, tra la mani di un liutaio?
Il tutto parte da tavole di legni selezionati che ho da tempo e che stanno già stagionando da alcuni anni. Queste tavole sono tagliate in modi diversi, alcune “di quarto”, perpendicolarmente alla fibra di legno, altre tangenzialmente; questo permette di ottenere caratteristiche estetiche e strutturali differenziate nelle varie parti dello strumento. Al momento della commissione, non mi resta che “pescare” tra i materiali e da lì iniziare.
Quando si parla di stagionatura di che ordine di tempo parliamo?
In genere si va dai 10 ai 20 anni. Pensa che ho in magazzino dei legni acquistati nel ‘93…
Ovviamente ci sono anche legni già stagionati, ma in quel caso non hai un controllo diretto sul materiale, e allora diventa fondamentale la fiducia nei confronti di chi te lo ha venduto; devo dire però che, con l’esperienza maturata nel tempo, riesco a capire abbastanza facilmente l’effettiva stagionatura del legno che mi viene proposto.
E a questo punto arriva il corpo quindi…
Esatto, in base alle forme che ho sviluppato negli anni, procedo al taglio del corpo e alla successiva fresatura. Questa fase è manuale, mentre per altre parti del procedimento non si può prescindere da una strumentazione automatizzata: basti pensare alla tastiera e al distanziamento dei tasti, per i quali occorre una precisione alla terza cifra decimale (!) che richiede obbligatoriamente una macchina a controllo numerico.
La fresatura e la rifinitura, come dicevo, invece vengono fatte a mano (fresa, carta vetrata, lima, sgorbia).
Poi si passa alla fase di incollatura e, anche in questo caso, la cura dei particolari è importante: io uso solamente resine bicomponenti, molto più resistenti e durevoli rispetto alle colle viniliche.
Segue la stesura del fondo poliuretanico trasparente, che è molto liquido e penetra in profondità nel legno senza fare spessore, e che soprattutto non aggiunge o toglie nulla al “suono” del legno.
In ultimo, la verniciatura, che potrà essere colorata oppure trasparente.
Quali sono gli aspetti più critici della costruzione?
Gli aspetti critici sono tanti, uno fra tutti la tempistica che varia in funzione del tipo di lavorazione: ad esempio, se si scelgono le colle bicomponenti epossidiche, ci sono tempi di essiccazione particolari che allungano tantissimo di tempi di produzione. Di pari passo con gli incollaggi c’è da tenere conto delle condizioni climatiche ed ambientali, perché non si può procedere ad un incollaggio se queste non garantiscono il corretto livello di umidità. Considera che per completare uno strumento occorrono circa due mesi, di cui uno quasi interamente dedicato alla verniciatura.
Avendo a che fare con clienti che fanno della musica la loro professione l’aspetto dei tempi di consegna è importante…
Sì, ma ti assicuro che anche il non professionista, se il tempo pattuito è di due mesi, dopo un mese e tre settimane comincia a farsi vivo… E comunque è giusto così; anch’io da ragazzo passavo davanti alle vetrine di negozi musicali e, se mi si illuminavano gli occhi per qualcosa, dovevo per forza entrare e uscire con qualche nuovo acquisto. Intendo dire che il desiderio di stringere lo strumento tra le mani il prima possibile, è comune un po’ a tutti.
Essere musicista ancora prima che liutaio costituisce un vantaggio, anche solo per individuare più velocemente le criticità di cui parlavamo prima nella costruzione e nel settaggio dello strumento?
E’ fondamentale direi, conoscere approfonditamente come lo strumento che si sta realizzando sarà impiegato è importantissimo. L’averne “maneggiati”, magari anche di diverse marche e qualità, ti aiuta nell’applicare una buona dose di coscienza critica durante la realizzazione.
Ti ricordi qual’è stata la tua prima realizzazione?
Beh, chiaramente alcune prime realizzazioni sono state gettate, come è giusto che sia, di errori se ne fanno a bizzeffe… Comunque il primo in assoluto è stato un violino che adesso è nelle mani di un insegnante della scuola di Musica di Fiesole.
Come nasce un tuo nuovo modello e quali sono le caratteristiche distintive di un basso “Luca Orati”?
Non sono molto propenso alla rivoluzione delle forme, per me il classico si riflette anche nel gusto estetico, quindi evito forme stravaganti a meno che, ovviamente, non siano oggetto di specifica richiesta del cliente. Le caratteristiche che a volte possono risultare meno evidenti sono naturalmente legate all’utilizzo di alcuni tipi di legno in determinate zone del body, che irrigidiscono la struttura e facilitano la propagazione delle vibrazioni dal ponte attacca-corde al manico. Questo, per fare un esempio pratico, si traduce in un suono personale e ricco di armoniche che si apprezza soprattutto durante le registrazioni in studio e le sessioni live, dove quello che esce dallo strumento non si “impasta” mai con il resto della band.
Chiaramente ci sono altre soluzioni che riguardano anche il manico, a me per esempio piace abbinare al truss-rod (la barra di rinforzo posta all’interno del manico) due barre in carbonio: è vero, ci sono da eseguire due fori longitudinali in più, ma ne vale assolutamente la pena per la migliore stabilità che ne consegue.
L’utilizzo poi di pick up e hardware di primissima qualità completa lo strumento.
Hai mai ricevuto qualche richiesta un po’ insolita da chi ti ha commissionato il suo strumento?
Sì, ma di solito non in relazione alla forma, più spesso in merito a specifiche di elettronica e pick up. Non è infrequente che mi venga richiesto di installare impianti a LED sulla tastiera, cosa che faccio volentieri utilizzando LED “long life” a basso consumo e alta intensità, sia per i segnatasti laterali che per quelli posti sulla parte frontale della tastiera.
Parliamo di sogni mostruosamente proibiti: c’è un artista in particolare per il quale ti piacerebbe costruire un basso “su misura”?
Non so valutare quanto questo sia da attribuire al merito e quanto alla fortuna, fatto sta che in questi anni mi sono preso delle grandi soddisfazioni, costruendo strumenti per musicisti del calibro di Red Canzian (Pooh), Andrea Braido (polistrumentista, che ha suonato con Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Zucchero ecc..), Polo Jones (Zucchero), Stefano De Donato (Dirotta su Cuba), Massimo Moriconi (Mina), Francis Hylton (Incognito, Gianna Nannini), Luca Corbani (Watt band)…
A cosa stai lavorando adesso?
Sto lavorando ad un basso HeadLess con scala 32” e due Neck through “Luca Orati 5”, progetti ai quali sono particolarmente legato, come del resto al mio “Luca Orati 6”, oggetto di recensione, qualche tempo fa, nella rivista “Strumenti Musicali (http://www.lucaorati.com/wp-content/uploads/2015/01/Recensione-Luca-Orati-SEI.pdf). Sono infatti di design originale anche se chiaramente ispirati a forme americane quali Tobias (1° serie) e Furlanetto.
E infine: qual’è la parte più bella del mestiere di liutaio?
La parte più bella è sentire la voce dello strumento che hai creato e la soddisfazione di chi ti ha commissionato il lavoro.
Grazie Luca e, per chi volesse conoscere più da vicino la tua attività, di seguito riportiamo il link al sito web, dove poter ammirare la galleria dei tuoi lavori:
Facebook: Luca Orati Luthier