Le indagini del Prof. Piero Montecchi: intervista a Gigi Paoli

Dopo esserci affezionati al personaggio di Carlo Alberto Marchi, il giornalista di cronaca giudiziaria che attraverso le sue inchieste contribuisce in modo decisivo alla soluzione di enigmi e misteri, con quella ironia tipicamente toscana che ci ha divertito e ce l’ha fatto amare, dal 2023 abbiamo imparato a conoscere un nuovo protagonista dei romanzi di Gigi Paoli, il Prof. Piero Montecchi.

È infatti l’affascinante docente di neuroscienze forensi ad indagare sulla misteriosa scomparsa di alcuni anziani in La voce del buio (2023), e che ritroviamo chiamato in causa nelle oscure vicende di Oltre, pubblicato nel giugno scorso.

Incuriositi da questo cambiamento di rotta, abbiamo voluto saperne di più direttamente da Gigi Paoli, che gentilmente si è prestato a soddisfare la nostra curiosità.

La prima domanda è decisamente scontata: perché questa scelta?

Perché, come dice Piero Montecchi, i limiti sono fatti per essere superati. Non è che scrivere di Marchi mi abbia annoiato, tutt’altro, ma ritenevo giusto, e Giunti con me, di andare oltre la mia ‘comfort zone’ di Marchi, di Firenze, della vita dei giornalisti e dei tribunali. Volevo uscire dalle solite cose, dagli standard abituali, e le storie del professor Montecchi mi permettono di farlo. Ma questo, sia chiaro, non vuol dire che abbia abbandonato Marchi definitivamente, anzi. Carlo Alberto tornerà sicuramente.

Il personaggio di Carlo Alberto Marchi e la sua attività di giornalista ci appaiono strettamente connessi alla tua esperienza lavorativa, alla tua approfondita conoscenza di “Gotham”, il Palazzo di Giustizia di Firenze, e delle sua dinamiche; lo sfondo delle vicende è essenzialmente quello fiorentino. Con il Professor Montecchi cambiano l’ambito di indagine, i riferimenti geografici e soprattutto ci troviamo di fronte ad una personalità molto diversa. Montecchi è titolare di una cattedra universitaria, è elegante, dotato di gran fascino, ma anche molto sofferente, sia fisicamente che nello spirito. Com’è nato questo personaggio?

Mi intrigava la figura di uno scienziato che desse la caccia ai ciarlatani e che volesse difendere il ruolo della Scienza, con la S maiuscola, nella vita di tutti i giorni. Ho sempre amato la serie tv X-Files, dove i protagonisti sono due agenti dell’Fbi, lui che crede a un ‘oltre’ che superi la scienza conosciuta e una lei tetragona e inflessibile nelle sue certezze scientifiche. Montecchi è una fusione di due personaggi in uno, ambivalente. Crede nella Scienza, che è la sua vita, ma è la stessa Scienza che non ha saputo salvare l’amatissima moglie da una grave malattia, e pertanto non esclude che ci sia ‘altro’ oltre il conosciuto, ma finora non l’ha mai incontrato, forse.

Nel romanzo La voce del buio, Montecchi si trova di fronte alla scomparsa di alcuni ospiti della casa di riposo di Villa Imperiale al Passo della Mendola, attratti dal richiamo di una voce misteriosa che li spinge ad inoltrarsi nel bosco nel cuore della notte. Da quel momento di loro non rimane alcuna traccia. Il paranormale è qualcosa che affascina ed inquieta un po’ tutti e lo stimato professore non sembra fare eccezione: la sua fede incrollabile nella Scienza non lo esime dal subire l’attrazione dell’ “inspiegabile”. Una contraddizione in termini o una conseguenza inevitabile?

È come dicevo prima. Crede nella Scienza ma non esclude niente a priori, la sua mente, da vero scienziato, è aperta a ogni opzione.

Tutto può accadere. Tutto è spiegabile. E se non è spiegabile si entra in un mondo ‘oltre’ o ‘altro’ che porta dentro Montecchi una profonda conflittualità. Cerca sempre una spiegazione razionale, ma a volte la razionalità non arriva.

Con Oltre, due omicidi efferati compiuti nello stesso momento e con le stesse identiche modalità, l’uno a Parigi, l’altro a Roma, entrambi ai danni di due premi Nobel per la Fisica, ci catapultano verso scenari impensabili ed inquietanti che ci portano a riflettere sul rapporto fra etica e scienza, sull’oltrepassabilità del limite, sul punto di non ritorno. Un tema complicatissimo perché foriero di mille ulteriori implicazioni con cui immaginiamo ti sarai confrontato durante la stesura di romanzo. Personalmente quale pensi debba essere il limite, se c’è un limite?

Difficile pensare di porre dei limiti alla naturale spinta dell’uomo verso nuove conoscenze, verso orizzonti più lontani.

Se così fosse, Colombo non avrebbe scoperto l’America salpando verso l’ignoto, o ancora oggi potremmo pensare che è il Sole a girare attorno alla Terra e non viceversa. I limiti sono fatti per essere superati, nella scienza, è questa la storia dell’uomo. Per me la domanda è un’altra: chi decide dove si pone il limite se un limite si decide di porre. Io tendenzialmente non pongo limiti. La conoscenza, il desiderio di scoprire, è insito nella storia millenaria dell’umanità. Contenerlo, o peggio limitarlo, credo sia un errore.

Durante la lettura scopriamo l’esistenza in Italia, forse non così nota ai più, del CICAP, il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale e sulle pseudoscienze. Nei due romanzi i suoi membri ci appaiono molto enigmatici e un po’ oscuri a loro volta; nella realtà dei fatti, come opera quest’organizzazione?

È un’associazione che ha puro scopo divulgativo, Organizza convegni ed eventi in nome della Scienza, del suo sviluppo. Tra i suoi fondatori, nel 1989, c’era pure Piero Angela, è una roba seria, non certo X-Files. Sono io, certo, che ho montato un po’ di panna sul Cicap, ma credo siano contenti di essere protagonisti dei miei romanzi.

Sei già alle prese con una nuova indagine di Piero Montecchi? In tal caso puoi anticiparci qualcosa?

Sono appena tornato da un viaggio nell’est europeo alla ricerca di cose utili per la nuova avventura di Montecchi e sono felicissimo di aver trovato mille spunti utili che porteranno il mio professore in tanti bellissimi luoghi al centro di una storia molto accattivante. Sarà divertente sì.

Per finire: Piero Montecchi ci piace molto, d’altra parte Marchi ci ha fatto tanta compagnia e ci farà piacere leggere ancora di lui; se poi, nell’epoca dei crossover, i due si trovassero prima o poi ad investigare sulla stessa indagine…

Come detto, Marchi tornerà, sicuramente. E l’idea del crossover, di far incontrare Marchi e Montecchi a Firenze nell’ambito della stessa indagine mi piace moltissimo. Sarebbe molto difficile ma, ripeto, i limiti sono fatti per essere superati, no?