“L’ordine del caos”, Pathos Edizioni 2022 – A tu per tu con Cinzia Ravallese
La nostra ospite di questa settimana è Cinzia Ravallese, torinese, insegnante, giornalista e scrittrice. Autrice eclettica, Cinzia Ravallese ha scritto un saggio letterario sulla storia e critica del cinema dal titolo Il Neorealismo tra Letteratura e Cinema, un libro su un edificio dell’hinterland torinese, La Comissetti Racconta, tre romanzi (Ying e Yang in Corto Circuito, Punto e a Capo, Pasqualino, il sorriso di una stella) e ha persino vinto un concorso nazionale di poesie.
Abbiamo letto per voi la sua ultima fatica, il romanzo L’Ordine del Caos, edito da Pathos Edizioni, giunto finalista al concorso letterario internazionale della Città di Como nel 2022.
A noi piace cominciare spesso dal titolo del romanzo che, nel tuo caso, è anche la cifra di lettura della storia che racconti. Hai pensato prima alla storia o l’idea del titolo ti ha dato lo spunto?
Ho scritto prima la storia e dopo ho pensato al titolo, mi è venuto quasi spontaneo.
Non ti chiederemo se il personaggio di Anna, la protagonista, sia (almeno in parte) autobiografico, però vorremmo che ci parlassi di lei. A noi è molto piaciuto il suo percorso emotivo e di crescita personale nella storia del romanzo e abbiamo apprezzato che non venga fatto mistero delle sue debolezze (il ricorso alle gocce di Xanax la rende umana nella sofferenza) e delle sue paure.
Anna è una donna comune che ad un certo punto della sua vita rimane sola, una solitudine subita che la spinge in un caos interiore che la porterà ad andare alla radice della sua sofferenza per estirparla. La fine della sua relazione amorosa diventa l’occasione per ripercorrere momenti della sua vita che aveva sepolto sotto strati di forme ed impegni. Ed è così che si troverà nella sua città natale e farà luce su un segreto terribile che riguarda la sua famiglia.
Attraverso un percorso lento, Anna farà uscire fuori di sé tutta la sofferenza che si era ingannata di aver addomesticato e che invece era lì, pronta ad aggredirla non appena si è lasciata trovare nuda e senza forze. È una donna comune, con le sue fragilità, come hai detto tu, non le nasconde, anzi, ad un certo punto decide di essere vera e di lasciare che la sua essenza e il suo istinto la guidino alla ricerca della verità. Più si avvicina alla verità, più la sua sofferenza si assopisce ed Anna riprende in mano la sua vita, trasformando quella sofferenza in grande opportunità non solo sua di rinascita ma anche in una grande opportunità di perdono per quelle persone che involontariamente, quando lei era una ragazzina, hanno deciso di tacere su un fatto atroce per paura delle ritorsioni della camorra. Quasi rinata e rinvigorita trova un coraggio inaspettato, decide di affrontare senza timore l’ingiustizia e guiderà le forze dell’ordine all’arresto di uno dei più temuti boss della camorra.
Anna è sì una donna comune ma, come tutte le donne, ha una forza dentro che nemmeno lei sa di possedere finché la vita non la metterà alla prova e per sopravvivenza dovrà mostrare quel coraggio e quella determinazione che erano sopiti in lei. Quando gli eventi gettano nella sofferenza, non si può che reagire e, a volte, partire dal passato per comprendere il presente è l’unica strada percorribile. Nel caso di Anna il tuffo nel passato ha sanato ferite antiche, fatto giustizia, creato nuovi legami e affetti che compenseranno i torti; il dolore subito sarà la base di un futuro di costruzione, solido, giusto ed inscalfibile.
Tornando al percorso di Anna, ovviamente non vogliamo svelare il finale del libro ma ci piace rimarcare come l’epilogo non sia scontato, nel senso che “l’ordine” che la protagonista riesce a imprimere al “caos” della propria vita presenta comunque delle sfaccettature e dei chiaroscuri che lei riesce ad affrontare con grande forza e determinazione. Secondo te l’aspirazione a mettere ordine o almeno a tirare le fila degli avvenimenti del corso della nostra vita è un ideale comune a tutti o per alcune persone è più importante che per altre?
Secondo me il caos è necessario per ritrovare l’ordine. Dal caos nasce la vita. Nella cosmologia greca, il caos è l’insieme disordinato ed indeterminato degli elementi materiali che preesiste al cosmos, al tutto meravigliosamente ordinato. Da Caos nascono Erebo e Notte, principi dell’oscurità e da questi ultimi nascono Etere e Giorno, principi della luce. Quindi il caos per la mitologia greca era una divinità capace di generare, era costituito da un insieme di disordine, di disarmonia. Da esso nacque il cosmo, l’ordine e l’equilibrio. Solo dal caos nasce la vita e l’ordine. Questo concetto, se ci pensiamo, può essere applicato anche alla nostra vita. Il caos è movimento, disordine che produce equilibrio ed ordine. Metaforicamente possiamo pensare che se nella nostra esistenza non attraversiamo il caos di alcuni momenti che possono essere brevi o lunghi, difficilmente potremo trovare la pace e l’equilibrio. Diciamo che l’entropia è necessaria alla vita.
Un’altra figura femminile molto potente è quella di Concetta a cui la vita non ha risparmiato umiliazioni e sofferenze ma che brilla di una dignità e di un’integrità non comuni. È un caso che sia proprio la madre di Peppe, il figlio risucchiato dalla camorra, quella che, con le proprie azioni, riesce in qualche modo a imprimere una svolta decisiva a quella che sembrava la storia ineluttabile della sua famiglia?
Concetta è una delle tante donne che rappresentano la lotta contro il mondo sotterraneo della criminalità napoletana che ingurgita i figli ammaliandoli con false promesse e li risputa automi malvagi al servizio di qualche boss locale. Anche in questo disordine si scorge in lontananza un ordine. Sono pezzi di un puzzle che lentamente e spontaneamente vanno al loro posto. Concetta non ha perso la dignità della donna giusta che lavora onestamente per riscattare la sua vita infame e per proteggere il nipote dalla malavita locale che sta tentando con le sue false spire di avvinghiarlo, promettendogli guadagni facili senza fatica. Proprio come era stato per quel suo figlio disgraziato ormai perso nel male. Il personaggio di Concetta è ricco di umanità e di sofferenza, di amore, come un giglio che cresce nel deserto e come tale non perderà mai la sua purezza nonostante l’aridità che la circonda.
Veniamo adesso a Napoli. L’ambientazione ci è parsa non solo interessante di per sé ma anche decisiva per la storia. Il percorso di Anna sarebbe stato lo stesso a Torino o Milano o in altro luogo? Oppure l’ambientazione, nella tua visione, è rilevante in quanto luogo di origine della protagonista a cui alla fine sente di dover ritornare?
Napoli è importante per Anna perché è la sua città di origine, lì è nata, lì ha vissuto e lì ha perso i genitori, da lì è scappata per cercare di vivere lontano dai ricordi che la laceravano ed è lì che deve tornare per chiudere e sanare quelle ferite, per fare finalmente chiarezza sul suo passato e per poter vivere finalmente libera proiettata nel futuro
Nel libro emerge l’importanza della lettura nella formazione e, ci verrebbe da dire, nella conquista dell’autonomia di ogni individuo. Quanto sono stati importanti i libri nella tua esperienza personale? Si può dire che le letture fanno di noi quelli che siamo? E secondo te ci sono dei libri che, nella vita di ciascuno, sono più importanti di altri?
I libri per me sono fondamentali nella crescita di ciascuno di noi. Non riuscirei proprio ad immaginare una vita senza libri, mancherebbe una parte importante, il punto di vista diverso, la ricchezza delle storie e delle parole che aprono la mente e che ti insegnano a ragionare andando sempre oltre il proprio piccolo orticello. Chi legge ha un bagaglio di esperienze un milione di volte maggiore, riesce ad avere una visione della vita ampia e ariosa. Per me i libri sono stati una finestra sul mondo sia dal punto di vista intellettuale che umano, dal saggio al romanzo, dal libro di poesie ai fumetti, non c’è un solo genere che non abbia apprezzato, seppur nella diversità; particolarmente amo la letteratura e scrittori come Saramago, Cohen, andando indietro, Goethe, Schopenhauer, sono stati importantissimi per la mia formazione, così come i saggi di Jung. I promessi Sposi, al di là di ogni credo, è un libro che ognuno dovrebbe tenere sul comodino. Lì c’è tutto così come ne Il profeta di Gibran. Ci sono dei libri che contengono le risposte ad ogni nostra domanda anche avendo propensioni diverse. L’importante è leggere perché chi lo fa ha una marcia in più. È proprio come diceva Eco: “Chi legge avrà vissuto cinquemila anni perché la lettura è immortalità all’indietro”
Il libro ha una bella prefazione scritta da tua figlia Rebecca che racconta dei momenti in cui ti ha vista all’opera nella stesura del romanzo. Quanto è importante per te lo sguardo di tua figlia in quello che fai?
Mi confronto sempre con mia figlia. Lei è la mia prima lettrice di ogni libro che ho scritto fin da quando era piccola. È attenta ed approfondita, mi è quindi venuto spontaneo chiederle di scrivere la prefazione di quest’ultimo perché in questo libro c’è un po’ di noi. Mia mamma, sua nonna, era napoletana e nel testo si respira l’aria delle nostre radici.
Lo sguardo di mia figlia per me è molto importante. Con le azioni e con l’esempio vorrei averle trasmesso ciò che davvero conta per me, i miei valori, in modo che lei possa scegliere liberamente e consciamente cosa portare con sé nel bagaglio che l’accompagnerà e dal quale potrà attingere quando ne avrà necessità.
Adesso parliamo un po’ di te. Sei un’insegnante, una giornalista e una scrittrice. C’è un’ispirazione che senti prevalente o tutte queste attività fanno in pari misura parte di te?
Sono essenzialmente un’insegnante. Amo il mio lavoro, quando entro in classe, l’attenzione è totale verso i miei ragazzi e, quando spiego, cerco di infondere tutta la passione che provo. Quando gli allievi mi vengono a trovare a distanza anche di anni e mi dicono che quella lezione è rimasta loro impressa, che quell’insegnamento è servito loro nei momenti di difficoltà, che quel libro lo hanno riletto altre volte per piacere, per me è la soddisfazione più grande. Vuol dire aver insegnato davvero, aver lasciato un segno nella loro vita, un segno positivo che rimarrà per sempre.
Scrivere è l’altra mia passione. Quando la storia prende forma, i personaggi diventano parte della mia vita. Scrivendo mi sento libera. Mi spiace solo di non avere tanto tempo per dedicarmici.
Ho svolto il lavoro di giornalista per tanti anni e mi è piaciuto. Ora mi occupo essenzialmente di cultura, ma come ho affermato prima, l’insegnamento per me, dal punto di vista lavorativo, rimane il mio primo ed unico amore
L’Ordine del Caos è edito da Pathos Edizioni. Come hai incontrato questa casa editrice e cosa ti ha portato a scegliere questa collaborazione?
Ho incontrato la Pathos grazie a Fabio Artesi, un giornalista di Torino che purtroppo è scomparso prematuramente. Fabio mi aveva chiesto di scrivere la storia di un ragazzo affetto da osteogenesi imperfetta, la malattia che è comunemente definita “ossa di cristallo”. Lui stava seguendo come giornalista la storia di questo ragazzo napoletano e cercava qualcuno che la raccontasse. Ho accolto con entusiasmo questa sua proposta e dal nostro incontro nacque Pasqualino, il sorriso di una stella, un bellissimo libro che racconta come nonostante le difficoltà che possono colpirci, la forza e la determinazione può vincere qualsiasi ostacolo. La storia di Pasqualino è bella, delicata e sofferta ma anche divertente e ricca di spunti di riflessione, infonde coraggio a tutti quelli che pensano che non possono farcela. Così, grazie a Fabio ho conosciuto Pasqualino e la Pathos, una casa editrice che io amo definire una perla sul territorio poiché offre ampio spazio al sociale, cosa che non è per nulla scontata, accompagnando gli autori e facendoli sentire tutti parte di una grande realtà culturale e familiare. Cosa che non è né comune né scontata, quindi colgo l’occasione tramite voi per ringraziarli e per complimentarmi con loro per il lavoro che svolgono a livello nazionale, esportano cultura con un occhio sempre attento al prossimo.
A questo proposito ricordo che i proventi del ricavato dei diritti d’autore del mio libro saranno devoluti ad un’associazione che si chiama “Progetto Davide”. Un’associazione che si occupa di ragazzi con disabilità e che sta costruendo una casa-famiglia che possa accoglierli per poter donare loro una vita dove il quotidiano possa essere sereno e dove loro possano sentirsi a casa.
Grazie a voi per avermi donato l’opportunità di parlare del mio ultimo romanzo a cui tengo davvero tanto.
Siamo noi a ringraziare Cinzia per questa bella chiacchierata e consigliamo la lettura de L’Ordine del Caos alle nostre lettrici e ai nostri lettori!
Con l’occasione piace anche a noi ringraziare la Pathos Edizioni, casa editrice indipendente “ad alta densità narrativa” con sede a Torino, sia per la segnalazione di interessanti autori emergenti che per il suo impegno e la profonda attenzione ai soggetti più indifesi che sostiene attraverso una rete di progetti finanziati dalle proprie pubblicazioni.