Dave Eggers – L’opera struggente di un formidabile genio (2000)
Cosa succede ad una giovane mente che si trova di fronte a un dolore troppo grande? Che la lascia distrutta ma con il carico di un’immensa responsabilità? Che la lascia annientata ma con la consegna di continuare ad ogni costo il proprio cammino?
Ce lo racconta il ventiduenne autore in persona con un fiume di parole, in un flusso di coscienza continuo che, a tratti, toglie il respiro e coinvolge il lettore in una travolgente fuga in avanti a occhi chiusi, col solo obiettivo di salvare il fratello piccolo dall’orrore della vita, cercando contemporaneamente di calarcelo dentro in tutta la sua viva pienezza.
E il paradosso del piccolo Toph così saggio e pacato e del grande Dave così fragile e irrequieto davanti al mondo (mondo che continuamente giudica questa strana coppia di fratelli, che si intenerisce in apparenza per le loro sventure ma che, fondamentalmente, non comprende) funziona benissimo e ci conduce per mano attraverso la malattia, la morte, i cambiamenti e la crescita nella giovanissima famiglia Eggers.
L’ironia feroce è l’arma di Dave, è la corazza che gli permette di affrontare alcune richieste della vita che non dovrebbero essere di sua competenza (la scelta della scuola, dell’alloggio, dell’alimentazione, dell’educazione del fratello piccolo).
E il suo segreto sta proprio nella ferocia, che gli consente di dare conto di ogni fallimento apparente, nella vita come sul lavoro, come di ogni conquista, con leggerezza, spietata onestà e candore non stucchevole.
Quanto questa ferocia sia davvero reale è un altro paio di maniche.
L’autore ci avverte subito nella ironica prefazione di essere in controllo di ciò che scrive e di avere in mente regole ben precise per noi lettori, regole che in parte sa che verranno infrante e in parte no (come dice lui stesso sono sbagli che sapevamo di fare). I suoi suggerimenti per apprezzare al meglio il libro sono talmente esilaranti che vanno presi assolutamente sul serio e per questo abbiamo deciso di inserirli nel contributo audio. Di certo, leggendo, è inevitabile (o almeno io l’ho trovato tale) domandarsi dove finisca il racconto autobiografico e dove vi siano elementi romanzati, ma questo perché il lettore, inevitabilmente, diventa molto simile ai tanti genitori che Dave incontra nel suo cammino e che si chiedono – preoccupati ma in fondo soltanto tremendamente curiosi – di come possa essere davvero la vita di questa strana coppia, di quali conseguenze questa esistenza abbia su un bambino alle soglie della preadolescenza e su un giovane cui è stato chiesto di diventare padre prima del tempo, senza nessun preavviso o supporto.
Eggers sfrutta al meglio la nostra morbosa curiosità: si compiace di descrizioni drammatiche (la preparazione delle cene casalinghe o la descrizione del livello di sporcizia della casa non può non suscitare un prevedibile orrore in chiunque abbia cresciuto un figlio), di narrazioni schiette (le sue paranoie sulle cose che possono succedere al fratellino se lasciato solo), di racconti sconsolati (le sue vicende sentimentali, apparentemente senza calore e dall’inevitabile epilogo infelice), delle bizzarre cronache della rivista Might, la sua creatura letteraria stravagante, strampalata e molto anni ’90 (che non può non essere stata ispirata dalla “Mc Sweeney’s”, rivista che l’autore ha davvero creato nella realtà).
Alla fine, ci troviamo comunque costretti a riflettere sulla durezza della vita che ci impone di scalare montagne emotive ma ci fa anche preoccupare di quello che cucineremo per cena, ci mette di fronte all’importanza dell’amore e della famiglia ma ci consegna le ceneri di nostra madre in una scatola, ci da’ desideri e sogni ma ci fa preoccupare dell’affitto dei locali dove vorremmo realizzarli, questi sogni.
Una cosa è certa: io, a vent’anni, per la rivista Might ci avrei lavorato con entusiasmo e il piccolo Toph crescerà e diventerà un uomo meraviglioso.