Leonora Carrington – Il cornetto acustico (1974)
Delizioso, ironico, visionario. Sono i primi aggettivi che balzano alla mente al termine della lettura di questo romanzo, e non c’è da meravigliarsi dal momento che la sua autrice è Leonora Carrington, scrittrice e pittrice surrealista che peraltro non amava definirsi tale, rivendicando l’autonomia del suo percorso artistico.
Nel leggere della sua vita si rimane colpiti dal carattere quasi romanzesco della sua esistenza. Nata a Londra nel 1917 da una famiglia molto agiata, dimostrò ben presto la sua insofferenza ai vincoli sociali dell’alta borghesia. Espulsa da più istituti, non solo per le difficoltà di apprendimento legate alla dislessia ma soprattutto per la sua indole ribelle, troverà, giovanissima, la sua vocazione nell’arte.
Sin da bambina la ispirano i racconti della nonna materna, irlandese: sono storie di fate, elfi, antichi re, e quel mondo soprannaturale insieme a quello animale nonché l’unione profonda tra questo e l’essere umano, saranno temi centrali in tutta la sua produzione artistica, pittorica e letteraria.
Donna eccentrica ed intelligente, appena ventenne si lega ad Max Ernst, pittore e scultore tedesco, considerato uno dei massimi esponenti del surrealismo, rapporto fortemente osteggiato dalla famiglia della Carrington.
I contatti con gli amici di Ernst la porteranno a conoscere la fotografa Lee Miller, altra donna carismatica del Novecento, di cui abbiamo già avuto modo di parlare in queste pagine, e a frequentare l’ambiente del surrealismo, che fu per lei fonte di ispirazione pur non sentendosene mai veramente parte, come lei stessa ebbe modo di dichiarare: “Anche se le idee dei surrealisti mi attiravano, non mi piace che oggi mi classifichino come surrealista. Preferisco essere femminista… Essere una donna surrealista significava, per lo più, preparare la cena per gli uomini surrealisti.”
Poi lo scoppio della guerra, la deportazione di Ernst in un campo di concentramento per stranieri (la nazionalità tedesca di lui era vista come una minaccia per la Francia, dove i due risiedevano), il trasferimento di Leonora a Madrid, il suo crollo emotivo e l’internamento, voluto dalla famiglia, in un manicomio dove verrà giudicata “pazza incurabile”; poi la dimissione per intercessione della famiglia stessa, l’arrivo a Lisbona, il matrimonio con un diplomatico messicano e il trasferimento negli Stati Uniti; infine il Messico che diventerà la sua seconda patria e dove produrrà la maggior parte delle sue opere.
Determinante l’incontro con Remedios Varo, pittrice surrealista spagnola: le due saranno legate da un’amicizia profonda che le porterà a condividere la passione per la pittura ma anche per la magia, l’alchimia e l’esoterismo.
In Messico la Carrington vivrà fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 2011 all’età di novantaquattro anni.
Una premessa doverosa, quella sulla vita dell’autrice, perché nel “Cornetto acustico” si ritrovano tutto il vissuto, la personalità, la stravaganza, l’ironia, e il mondo immaginario di quest’artista.
Il racconto in prima persona della protagonista, la novantanovenne Marion Letharby, ci cattura fin dalle prime righe: la scrittura ironica e pungente ci regala un personaggio irresistibilmente eccentrico, intelligente, amabile e divertente. Spalla di non minore caratura, è Carmella Velasquez, amica inseparabile di Marion, personaggio in cui non si fatica a riconoscere la Varo, quanto meno come fonte di ispirazione.
Poi la storia: l’arzilla signora Letharby, ancora nel pieno di quasi tutte le sue facoltà ad eccezione dell’udito, riceve in dono un cornetto acustico da parte di Carmella: “…Non soltanto potrai startene ad ascoltare bella musica e conversazioni intelligenti, ma ti troverai anche nella felice posizione di poter spiare quello che tutta la tua famiglia sta dicendo di te, dovrebbe divertirti molto.”
Sarà proprio grazie al cornetto che Marion scoprirà le intenzioni dei familiari di trasferirla in un ospizio, che poi si rivelerà una Confraternità votata al controllo di sé sotto la guida inflessibile del Dott. Gambit e signora.
L’apertura delle porte del Pozzo di Luce, questo il nome del ricovero, ci fa scoprire un ambiente surreale che nasconde anche qualcosa di sinistro.
In un crescendo di fantasia, magia, alchimia ed esoterismo la Carrington ci conduce, nel suo mondo incantato, popolato da personaggi ambigui, strane creature, riti magici e antiche leggende.
In parallelo, il percorso di emancipazione delle arzille ospiti della residenza che, complici gli eventi, troveranno la forza per rivendicare il diritto di esistere e soprattutto quello di scegliere.
Un racconto a tratti esilarante, a tratti assurdo, a tratti sognante, che in nessun caso potrà lasciare indifferenti e che ci svela la complessità di una delle artiste più iconiche del Novecento.