Mattia Mazzali – L’anno di Vincenzo Mura (2005)
Diciassette anni. La vita di Maurizio scorre come quella di molti suoi coetanei: famiglia, scuola, amici, calcio, le prime disavventure amorose… Diciassette anni, quando ancora tutto può accadere eppure tutto, nella sua vita, sembra essere già scritto. Maurizio semplicemente vive come ci si aspetta che lui faccia; nessuna alzata di testa, nessun deragliamento, e quel senso di insoddisfazione latente, che talvolta lo afferra alla sprovvista, è subito ricacciato indietro, anestetizzato dalle certezze della quotidianità.
Poi l’arrivo in classe di Vincenzo: imprevedibile, indecifrabile, apparentemente incurante di tutto e di tutti, forse persino di se stesso. Maurizio ne intravede i difetti ma non può fare a meno di rimanerne affascinato, di ricercarne l’amicizia, cogliendo in quel ragazzo tanto diverso da lui, il coraggio che più gli manca: quello di aprirsi alla vita.
Inizia così il viaggio di Maurizio accanto a Vincenzo: un viaggio reale ma soprattutto un percorso alla ricerca di sé e del senso da attribuire alla propria esistenza. Per un intero anno tutto sarà messo in discussione, tutto verrò stravolto, sacrificato all’altare di una libertà troppo a lungo soffocata e al tempo stesso desiderata, una libertà che alla fine presenterà il conto della sua ambivalenza.
Ci fa particolarmente piacere proporre, per la prima volta in questa sezione, un’opera prima non ancora molto conosciuta ma che, nell’opinione di chi scrive, meriterebbe ben altro riscontro.
L’anno di Vincenzo Mura di Mattia Mazzali, è un libro intenso, che ci racconta l’esperienza di crescita e maturazione adolescenziale, tipica dei romanzi di formazione, in modo originale e moderno.
Interessante poi la scelta di sviluppare la narrazione su tre diversi piani temporali: quello dell’adolescente, protagonista degli eventi raccontati, quello dello studente universitario che, assalito dal timore di dimenticarli, a distanza di tempo, con tono disincantato ed autoironico, decide di raccontare “l’anno di Vincenzo Mura”; infine quello nostalgico del trentenne Maurizio Spadaro che, complice una telefonata nel cuore della notte, rilegge il proprio manoscritto a distanza di anni, ripensando con malinconia e commozione a quel ragazzino diciassettenne, appena affacciatosi alla vita e desideroso di abbracciarla con tutte le sue forze.
Ne risulta un romanzo in cui lo sguardo introspettivo dell’autore unito ad una scrittura mai banale, ma al contrario profonda e al tempo stesso diretta, talvolta persino dura, contribuiscono a fare di questo libro un’opera prima di indubbia qualità, che speriamo possa ricevere, nel tempo, tutta l’attenzione che merita.