Il giro del mondo in 80 pezzi – L’Irlanda fra sogno e realtá
Quello che più colpisce, ancora prima dei colori, è l’odore: l’odore fresco del muschio e del trifoglio, assieme a quello di altre centinaia di erbe e arbusti, che la brina e la pioggia mescolano e diffondono nell’aria.
Poi le infinite sfumature di verde: a questa latitudine, anche a primavera, è difficile sperare in una giornata di sole, eppure nella foschia è possibile vederle. Non credevo che la campagna irlandese potesse avere così tanti colori!
Ci siamo lasciati Dublino alle spalle per tornarci alla fine del nostro viaggio e, dopo l’arrivo, abbiamo puntato subito verso Cork.
Trascorsa una giornata in mezzo alla campagna, di villaggio in villaggio, se si chiudono gli occhi si continua a vedere qualcosa di molto simile a una tavolozza da pittore. Kilkenny ci è sembrata una tappa obbligata… E non solo per la birra! Il paesaggio che ci accompagna vale i chilometri da percorrere, se poi un gregge di pecore non avesse attraversato la strada proprio quando passavamo noi, saremmo andati più spediti.
Forse l’idea di evitare le strade principali per immergerci appieno nell’atmosfera dei luoghi ha anche degli svantaggi, ma senza dubbio ci siamo goduti un panorama splendido.
Rientriamo sulla route più trafficata per dirigerci verso Limerick. Il soggiorno è breve ma intenso, soprattutto sotto il profilo gastronomico, però non gettiamo l’ancora neppure lì: il desiderio di visitare Galway ci fa rimettere in marcia dopo poco più di 8 ore.
A Galway scoviamo un localino dove si suona musica dal vivo: lì la mente vaga e dà un volto al fiddle e al tin whistle, un flautino di metallo così piccolo e semplice che mai ci si aspetterebbe possa emettere dei suoni tanto suggestivi.
Siamo rapiti dalla musica tradizionale, ma al tempo stesso sentiamo che dobbiamo ancora trovare la colonna sonora perfetta per questo viaggio.
Il mattino seguente, la vista delle scogliere è accompagnata in realtà dal silenzio, in cui l’unica voce che si sente è quella delle onde e dei gabbiani.
All’ora di pranzo per poco non scoppia un diverbio: io voglio visitare a tutti i costi un sito archeologico tipico, con tumuli monumentali, o magari con un bel cromlech o altre installazioni di culto antiche (il cromlech per capirsi è un circolo simile a quello di Stonehenge, nel Regno Unito). Il resto della combriccola è titubante, ma alla fine acconsentono ad accompagnarmi.
È proprio lì, sulla strada che ci porta a nord-est, che istintivamente indosso le cuffie e schiaccio “play” su un album ormai noto dall’adolescenza, eppure in certa misura sempre nuovo: eccola la colonna sonora perfetta!
“No Need To Argue”, secondo album dei Cranberries, contiene hit come “Zombie” o “Ode To My Family”, e sintetizza l’energia rock ma anche la freschezza e la dolcezza dei suoni della band irlandese.
La voce spesso graffiante e piena di evoluzioni eppure talvolta così pura e nitida di Dolores O’Riordan mi cattura dalle prime note e, mentre gli occhi si riempiono della bellezza di questa terra, la musica ne esalta la magia.
Cantante e musicista poliedrica e versatile, unica nel suo genere, purtroppo prematuramente scomparsa nel 2018, la bella e brava Dolores ha composto molti pezzi della band, contribuendo in modo decisivo al successo mondiale del gruppo, raggiunto nel corso degli anni ‘90.
Dopo una lunga pausa “a tempo indeterminato” dal 2003, The Cranberries hanno ripreso l’attività nel 2009, incidendo altri due album e suonando in tour fino al 2017. La scomparsa della cantante ne ha arrestato il lavoro, ma la loro musica è tutt’altro che scomparsa o dimenticata.
Le tracce nel lettore mp3 si susseguono, scorrono lievi come un tapis roulant sotto la strada che percorriamo, sino a che la pianura verdissima con in mezzo l’alto tumulo di Brú na Bóinne ci si presenta davanti, proprio mentre Dolores sta cantando “and there’s no other place that I’d lay down my face…” (“non c’è un altro luogo dove poserei il viso”), con un timing perfetto.
La maestosità della storia, di questa collina coperta di vegetazione, che sembra attenderci pacifica da millenni, si accorda con le note dolcissime di una ballad in 3/4 con note tenute, ariose, e un tappeto di chitarre, archi e strumenti a percussione dal titolo “Dreaming my dreams”. Quelle note, quelle parole, sono la colonna sonora ideale per lo spettacolo che stiamo ammirando.
La musica dei Cranberries ci accompagna in questo nostro breve ma intenso itinerario alla ricerca del cuore pulsante dell’Irlanda, tra paesaggi agresti e marini, villaggi e pianure, colline e rovine, amplificando le nostre emozioni, arricchendo i nostri ricordi… Per questo, provando a portarvi idealmente con noi, vi lasciamo sulle note di “Dreaming my dreams”.