Il giro del mondo in 80 pezzi: Seattle e il “Grunge”
Da Montreal a Vancouver il nostro viaggio dalla east alla west coast si è consumato tutto in terra canadese per poi oltrepassare il confine e giungere a Seattle, nello Stato di Washington, da cui riparte il nostro “percorso sonoro”.
Adagiata sullo stretto di Puget, circondata da montagne e foreste sempreverdi, Seattle è la città dei parchi ma anche la sede di grandi colossi commerciali come Amazon, Microsoft, Boeing.
Lo Space Needle, la torre ereditata dall’Expo del 1962, dalla cui cima è possibile osservare le meraviglie dell’Olympic National Park, la Catena delle Cascate, il Monte Rainier, il Monte Baker e la Baia di Elliott, ne rappresenta forse l’immagine più iconica.
Ma Seattle è anche la città che ha dato i natali a Jimi Hendrix, e non c’è meglio di un roboante suono di chitarra per identificare la musica grunge che nasce proprio nello Stato di Washington, a Seattle e dintorni.
Il termine grunge significa “sporco” ed esprime perfettamente il mood musicale che prese vita verso la fine degli anni ’80, giungendo al successo mondiale nei primi anni ’90, un sound di “ritorno alle origini” con basso, chitarra e batteria, senza tastiere e sintetizzatori.
Una generazione di giovani americani disincantati che, a dispetto della cultura felice e spensierata degli anni ’80, si confrontava con un senso di povertà reale e spirituale; un malessere esistenziale che portava a pulsioni autolesioniste spinte, in alcuni casi, all’estremo; uno svuotamento di valori che, unito all’uso di droghe e alcool, andava alla ricerca della musica vera e cruda.
Un simile stato esistenziale era accompagnato esteriormente da un look “decadente”: capelli lunghi, t-shirt e pantaloni strappati, camicie di flanella rigorosamente abbondanti e qualsiasi ammennicolo che potesse aggiungere qualcosa in più di grunge, di “sporco”.
L’ascolto di un disco dei Nirvana, Soundgarden, Alice In chains o Pearl Jam, le quattro bands più famose di quel periodo, rivela l’eccezionale capacità creativa e di sintesi musicale; l’incontro tra metal, punk, new wave e hard rock ha portato alla “coniazione musicale” dello stile e del termine grunge che continua ad esistere ancora oggi.
Strofe costruite su riff di chitarra spesso dissonanti, ossessivi, quasi tendenti all’ipnotico, ribaltate da ritornelli che si possono tranquillamente definire come esplosioni fragorose.
Le bands grunge, seppur molto differenti stilisticamente tra di loro, erano accomunate dalla stessa linea nella potenza del sound e nel nichilismo di testi, cantati da voci profonde come quella di Chris Cornell, cantante dei Soundgarden, Kurt Cobain dei Nirvana e Eddie Vedder dei Pearl Jam; voci leggendarie che hanno capitanato dischi capolavori come Ten, Bad Motorfinger, Superunknown, Never Mind, Dirt.
Ed è proprio con l’ascolto di Black Hole Sun, tratto dall’album Superunknown dei Soundgarden che si conclude questa nostra prima tappa sonora in terra americana.